
Scopri come affrontare il rifiuto scolastico nei bambini, riconoscere i segnali di fobia scolastica e applicare strategie efficaci per i genitori.
Capita a molti genitori di trovarsi ad affrontare un problema non così raro: il bambino rifiuta di andare a scuola! Il rifiuto scolastico, noto anche come fobia scolastica o rifiuto ansioso della scuola, interessa una percentuale che va dall’1 al 5% degli studenti. Non si tratta semplicemente di un ‘capriccio’ momentaneo, ma di un vero e proprio disturbo che spesso (ma non sempre) si manifesta in particolari fasi di transizione scolastica, come l’ingresso alla scuola primaria o il passaggio da questa alla scuola media. Se il rifiuto è il segnale di un disagio psicologico, è fondamentale comprenderne le cause per affrontarlo nel modo migliore.
Quali sono le cause del rifiuto scolastico?
Il sintomo può essere sempre lo stesso, ma le cause sottostanti cambiano da bambino a bambino. La letteratura indica le motivazioni più comuni:
- Ansia da separazione: il bambino (per differenti ragioni) teme di stare lontano da uno o entrambi i genitori.
- Difficoltà sociali: timidezza estrema o problemi con i compagni di classe.
- Esperienze negative: il bambino è stato vittima di bullismo a scuola, oppure un insegnante è stato eccessivamente severo.
- Problemi scolastici: difficoltà nello studio e negli apprendimenti (anche in assenza di un disturbo diagnosticato) e paura di non essere all’altezza rispetto alle richieste didattiche.
- Bassa motivazione o noia: la scuola viene percepita come poco stimolante, o perché il bambino non ha una motivazione all’apprendimento, o perché si annoia (per esempio, se è molto intelligente).
- Problemi emotivi o familiari: il bambino sta affrontando altre difficoltà, non direttamente connesse all’ambito scolastico (un nuovo fratellino in arrivo, separazione dei genitori, traslochi e trasferimenti).
È possibile prevenire il problema?
Oltre al rifiuto categorico e chiaramente espresso dal bambino, spesso ci sono alcuni campanelli d’allarme che lo precedono e che, se prontamente intercettati, possono permettere al genitore di agire prevenendo il problema. Tra le manifestazioni più tipiche ci sono pianti e/o crisi di rabbia prima di andare a scuola, sintomi fisici insoliti e ricorrenti come mal di pancia o mal di testa, difficoltà ad addormentarsi la sera, isolamento sociale e calo dell’umore.
Strategie per i genitori
- Ascoltare senza giudicare: è importante cercare di instaurare un dialogo aperto con il bambino, nell’ambito del quale si senta accolto e accettato rispetto alle sue difficoltà, così da poter esternare il suo disagio liberamente e avere l’occasione di sentirsi supportato delle figure di riferimento.
- Indagare con l’aiuto degli insegnanti: se il fattore scatenante ha origine nel contesto scolastico, e in particolare quando il bambino non è disposto a condividerlo con noi, diventa fondamentale collaborare con la scuola e gli insegnanti per portare alla luce eventuali problemi e dinamiche che potrebbero aver favorito l’instaurarsi del problema.
- Creare una routine rassicurante: l’avvicinamento alla scuola (fisico e temporale) deve avvenire in un contesto disteso, organizzato, poco caotico o frenetico. Può quindi risultare utile impostare delle routine che permettano al bambino di prepararsi alla giornata scolastica in modo tranquillo.
- Evitare minacce e punizioni: il rifiuto scolastico (in particolare quando si manifesta con episodi ripetuti nel tempo ed è affiancato da un evidente disagio) non può essere inteso come un capriccio infantile. Pertanto, un approccio di tipo punitivo o basato sulle minacce non solo non produrrà benefici, ma sarà un’ulteriore causa di sofferenza per il bambino.
- Rinforzare i successi: risolvere il problema potrebbe non essere semplice né immediato ma ogni singolo piccolo progresso ottenuto deve essere valorizzato e premiato come riconoscimento dell’impegno del bambino nel fronteggiare la situazione.
- Favorire il benessere emotivo: ogni manifestazione di disagio psicologico può trarre beneficio dal benessere che si raggiunge in altre attività e contesti, in particolare quando questi aiutano a sostenere la nostra autostima. È importante quindi incoraggiare quelle attività extra-scolastiche che sono importanti in questo senso per il bambino.
Quando chiedere aiuto a un esperto?
Se, nonostante la messa in campo di tutte le strategie appena descritte, il rifiuto scolastico diventa persistente e compromette il benessere del bambino, se sono presenti evidenti sintomi di ansia o depressione e quando il problema è conseguente a traumi o esperienze di bullismo, è importante che la famiglia attivi prontamente un supporto di tipo specialistico, che possa mettere a fuoco con maggiore chiarezza la problematica del figlio così da identificare le giuste strategie per riportarlo a una condizione di benessere psicologico.